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2 December 2019

Walter Ricciardi presenta il programma di Calenda per la sanità. “Per la sanità italiana serve una terapia d’urto: 13,5 miliardi in 5 anni”

Walter Ricciardi presenta il programma di Calenda per la sanità.  “Per la sanità italiana serve una terapia d’urto: 13,5 miliardi in 5 anni”

L’ex presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardiha presentato nel fine settimana al Teatro Eliseo a Roma, la ‘ricetta’ di Azione, il movimento guidato dagli ex PD Carlo Calenda e Matteo Richetti, per salvare e rilanciare il Servizio sanitario nazionale.


10 azioni urgenti, non derogabili, per salvare il Servizio sanitario nazionale. Azioni che devono rappresentare una priorità per qualsiasi governo. Non possiamo permetterci il lusso di perdere il Ssn, principale motore, non solo di equità, ma anche di sviluppo economico e sociale“.
  
Quanto proposto ad oggi dal Governo Conte bis va nella giusta direzione ma non è sufficiente. “Le proposte per la sanità contenute nella manovra e nel Patto per la Salute sono come la somministrazione di un brodino caldo ad un malato grave“, spiega Ricciardi. Quello che serve è, invece, una terapia d’urto. Ed ecco la proposta di un investimento da 13,5 miliardi in sanità nei prossimi 5 anni per finanziare un piano straordinario di assunzione di personale, un piano di riammodernamento tecnologico e logistico, la revisione dei Lea, un Piano per la formazione alla leadership e al management, ed un investimento pressoché triplicato in ricerca.

 
La proposta di Azione contiene 10 passi che sono stati così sintetizzati da Walter Ricciardi.

Si parte da un’inderogabile richiesta di catalizzare le risorse del Paese verso il Servizio sanitario nazionale, e non verso misure improduttive che non creano sviluppo né prosperità sociale. Azione ha calcolato che queste risorse sono quantificabili in 13,5 miliardi nei prossimi 5 anni. L’incremento degli investimenti ed un uso efficiente delle risorse potranno contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini e dei pazienti, riducendo l’onere per i familiari, sempre più oberati dal carico assistenziale dei propri cari.

Queste risorse dovranno andare a garantire un piano straordinario di assunzione, stabilizzazione ed incentivazione del personale del Ssn.

Per quanto riguarda le prestazioni erogate dal Ssn, invece, andranno riformulati i Livelli essenziali di assistenza che sono troppi e non sono esigibili. E, soprattutto, la metodologia usata per la loro valutazione è troppo lenta e farraginosa.

Ci sarà bisogno di maggiore trasparenza e valutazione delle competenze di gestione: l’Albo dei Direttori generali delle Asl non dovrebbe essere, come oggi, solo un burocratico ‘esame per titoli’, ma molto più incentrato sulle competenze reali. Un reclutamento dei manager molto più trasparente e meritocratico quindi.

È essenziale, in presenza di risorse limitate, effettuare un’analisi preliminare degli investimenti e dei disinvestimenti, per non sprecare risorse necessarie a garantire servizi essenziali. Per fare tutto questo, è necessario creare una grande Agenzia nazionale dell’Health technology assessment. L’Italia è l’unico Paese al mondo a non averne una.

Ci sarà poi bisogno di un Piano straordinario di ammodernamento strutturale e tecnologico, in quanto non basteranno i 2 miliardi stanziati in manovra.

L’incremento delle situazioni di fragilità sanitaria e sociale richiede una riorganizzazione dell’assistenza territoriale che promuova attività di prevenzione e promozione della salute e di garanzia della continuità delle cure. 
Va riformulato il rapporto tra Stato e Regioni. È chiaro che le Regioni che sono già ben amministrate vanno lasciate lavorare, ma per salvaguardare i cittadini delle Regioni in cui le amministrazioni non sono in grado o non sono capaci di garantire i Livelli essenziali di assistenza si dovrà avere la possibilità di intervenire prima.
 
Ssn deve diventare più digitale, rapido ed efficiente. L’innovazione ha già trasformato la società e trasformerà sempre di più anche la sanità. Parliamo di digitalizzazione, sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Non solo prevenzione ma anche promozione della salute. È necessario rilanciare il Piano Nazionale per la prevenzione integrandolo con un Piano Nazionale per la promozione della salute

Il Fondo sanitario nazionale è un fondo importante dal punto di vita quantitativo. Ma solo una minima parte di questo viene investito in ricerca. Dove si fa ricerca si cura anche meglio e per questo Azione propone di destinare, non come accade oggi solo lo 0,1%, ma il almeno il 3% del Fondo sanitario nazionale alla ricerca.

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