Ancora pochi i cittadini europei che conoscono la possibilità di curarsi all’estero
Sono ancora pochi, circa 200 mila, i cittadini dell’Unione Europea che scelgono di ricevere cure sanitarie all’estero, rese ora possibili dalla Direttiva 2011/24/UE, grazie alla quale i cittadini europei hanno diritto a ricevere, a determinate condizioni, prestazioni sanitarie in un Paese UE diverso da quello di residenza. I pazienti potranno, quindi, ottenere per la prestazione ricevuta all’estero un rimborso non superiore al costo che la prestazione sanitaria ha nel Paese di origine.
Come rivela la nuova relazione della Corte dei Conti europea, “i pazienti dell’UE hanno ancora difficoltà a beneficiare delle azioni previste dalla direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera. Solo una minoranza dei potenziali pazienti sa di aver diritto a ricevere assistenza sanitaria all’estero”.
I pazienti europei hanno quindi ancora difficoltà a beneficiare dei servizi previsti dalla Direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera a causa della poca conoscenza del diritto in questione.
La mobilità si registra, soprattutto, tra gli Stati Membri confinanti.
Il Paese con il numero più alto di pazienti in uscita è la Francia, mentre la Spagna è il Paese con il numero più alto di pazienti in entrata da tutta Europa.
La stessa Direttiva ha portato innovazione dal punto di vista del trattamento elettronico dei dati sanitari, promuovendo, infatti, lo scambio di cartelle cliniche tra gli Stati Membri. La Corte ha rilevato dei problemi di ritardo nello scambio elettronico di informazioni utili non solo al paziente stesso ma per pazienti con malattie rare e anche ai fini della ricerca medica.
La Direttiva UE del 2011 mira a garantire ai cittadini europei un’assistenza sanitaria sicura e di qualità oltre i confini nazionali, ma sempre all’interno dei confini dell’UE. I pazienti UE che si recano in un altro Stato membro per ricevere cure ospedaliere programmate hanno diritto ad essere informati sugli standard di cura, sulle regole di rimborso e sui migliori canali previsti dalla normativa per accedervi.
La Corte dei Conti ha esaminato se la Commissione Europea abbia monitorato l’attuazione della Direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, e se abbia aiutato gli Stati membri ad informare i pazienti sui loro diritti, ed è emerso che “I cittadini dell’UE non beneficiano ancora dei diritti previsti dalla Direttiva 2011/24/UE”. Così ha dichiarato Janusz Wojciechowski, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. Occorre quindi una migliore gestione al fine di far beneficiare i cittadini dei diritti sanitari. Per questo la Corte raccomanda alla Commissione Europea di fornire un maggiore sostegno ai Punti di Contatto Nazionali, organizzare meglio gli scambi transfrontalieri di dati sanitari e migliorare il sostegno per facilitare l’accesso all’assistenza sanitaria per i pazienti affetti da malattie rare.
Source: www.quotidianosanita.it