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4 November 2019

Prevenzione e liste d’attesa. Nel Mezzogiorno si muore prima: la Malasanità che uccide il Sud

Prevenzione e liste d’attesa. Nel Mezzogiorno si muore prima: la Malasanità che uccide il Sud

È l’associazione Cittadinanzattiva ha lanciare ancora una volta l’allarme ed ha sottolineare il fatto che sia la mancata prevenzione a pesare di più nel meridione

«L’urgenza di combattere le disuguaglianze è ormai al centro del dibattito pubblico. Con l’eliminazione del superticket, prevista per il 2020, si compie un primo importante passo – sostiene la vicesegretaria generale di Cittadinanzattiva – Occorre però far fronte alle disparità nell’esigibilità dei livelli essenziali d’assistenza con cui i cittadini devono fare i conti: per questo chiediamo, tra le altre cose, che si dia piena attuazione al Piano nazionale di governo delle liste di attesa, attraverso un monitoraggio della sua applicazione, e che le organizzazioni civiche siano coinvolte nel Piano nazionale cronicità. Allo stesso tempo chiediamo che i cittadini e le organizzazioni di cittadini e pazienti siano coinvolti in un percorso di partecipazione sulle proposte di autonomia differenziata. Per mitigare i possibili effetti perversi dell’autonomia andrebbe approvata la proposta di riforma costituzionale, lanciata da Cittadinanzattiva con la campagna #diffondilasalute, che intende integrare l’articolo 117 nella parte relativa alle materie di legislazione concorrente, per rafforzare e restituire centralità alla tutela del diritto alla salute del singolo cittadino».

Sono ben cinque le Regioni che non raggiungono il livello di sufficienza rispetto ai Lea (Livelli essenziali di assistenza) per gli screening oncologici, e sono tutte al Sud: Calabria, Campania, Sicilia, Puglia e Sardegna.
Ad esempio, l’adesione allo screening mammografico al Nord è dell’83%, al Centro del 79%, al Sud del 59%. In Campania aderisce a questo tipo di prevenzione appena il 48% delle donne, nella P.A. di Trento l’89%.
Cittadinanzattiva si occupa da anni di liste d’attesa e rinuncia alle cure, attraverso il servizio di consulenza e informazione PiT Salute – Progetto Integrato di Tutela. Più di un cittadino su due tra quelli che si rivolgono a questo servizio denuncia delle difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie a causa delle liste di attesa.

Inoltre, secondo il Rapporto Istat presentato a novembre 2018, una percentuale rilevante di cittadini rinuncia alle cure proprio per i lunghi tempi di attesa, soprattutto nel settore delle visite specialistiche. La percentuale più alta di rinuncia è al Sud e nelle isole (4,3% dei pazienti), quella più bassa nel Nord Est (2,2%).

Le profonde diseguaglianze tra i vari Servizi sanitari regionali sono confermate dallo strumento dei Lea, che tramite una serie di indicatori analizza il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza da parte delle singole Regioni.

Ebbene, secondo i nuovi indicatori che sostituiranno la Griglia Lea a partire dal 1° gennaio 2020, le Regioni che riusciranno a garantirli sono appena nove: Piemonte, Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Nessuna nel Sud Italia.
Infine, se la media nazionale per quanto riguarda la speranza di vita alla nascita è di 82,7 anni, il Sud si ferma a 81,9, mentre il Nord sale a 83,2. Mentre il Trentino si attesta a 83,8 e il Veneto a 83,4, la Campania si ferma a 81,1 e la Sicilia a 81,6.

Ma se si considera la speranza di vita in buona salute, chi nasce in Calabria ha un’aspettativa di 9 anni e 1 mese inferiore a chi nasce in Emilia-Romagna e 15 anni inferiore ai nati in Trentino!! Disuguaglianze spiegabili alla luce di quanto sopra: reale capacità di fare prevenzione, accedere in tempi utili alle cure mediche, poter disporre di livelli essenziali d’assistenza almeno sufficienti, in assenza dei quali si emigra dal proprio luogo di residenza.

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