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12 October 2023

Tempi di attesa eccessivamente lunghi: Un tumore su quattro operato dopo più di 30 giorni

Tempi di attesa eccessivamente lunghi: Un tumore su quattro operato dopo più di 30 giorni

Secondo i dati forniti da Agenas, i tempi di risposta nei servizi sanitari pubblici e convenzionati risultano essere notevolmente prolungati anche per gli interventi cardiaci, privando i cittadini del loro diritto fondamentale all’assistenza sanitaria tempestiva.

Tempi di attesa e prestazioni chirurgiche in Italia: una situazione critica

Le attese per interventi chirurgici oncologici e cardio-vascolari in Italia rimangono eccessivamente lunghe, spesso superando il limite massimo di 30 giorni stabilito dalla “classe A” per prestazioni non urgenti ma legate a patologie gravi. Questi dati sono stati resi noti dall’Agenas, l’Agenzia sanitaria nazionale delle Regioni, che ha confrontato i numeri del 2022 con quelli degli anni precedenti. Ma per valutare le liste di attesa chirurgiche, non è solo il tempo di attesa assoluto a essere rilevante, ma anche il numero di prestazioni che rientrano nei limiti e quante no. Purtroppo, il sistema sanitario non sembra mostrare segni di miglioramento.

Tempi di attesa per le prestazioni cardio-vascolari e oncologiche

Per quanto riguarda le prestazioni cardio-vascolari, gli ospedali hanno rispettato il limite di 30 giorni nell’82% dei casi, il che rappresenta un calo del 1% rispetto al 2021. Nell’ambito oncologico, la situazione è ancora peggiore, con solo il 73% dei casi che rispetta i tempi di attesa previsti. Questo significa che migliaia di pazienti vengono sottoposti a interventi oltre il termine stabilito dal sistema sanitario, privandoli del diritto a cure tempestive.

Tuttavia, è importante notare che considerare l’intero paese senza distinguere tra i tipi di intervento non offre una visione completa. La situazione varia notevolmente da regione a regione, ognuna con una diversa offerta e efficacia nel settore sanitario.

Analisi dei tempi per gli interventi di bypass aortocoronarico

Agenas ha analizzato i tempi di attesa per gli interventi cardiochirurgici necessari per eseguire il bypass aortocoronarico, che è stato eseguito entro i termini nel 84% dei casi in media. Alcune regioni, come la Toscana, hanno visto un calo al 78% rispetto al 2021, mentre il Friuli Venezia Giulia è sceso al 73% (-5% rispetto al 2021) e la Sardegna al 72% (-8%). Al contrario, il Veneto ha visto un notevole miglioramento raggiungendo l’85% (+14% rispetto al 2021), la Puglia è al 91% (-1%), il Piemonte all’89% (-1,5%), la Lombardia all’86% (+3%), il Lazio all’85% (-2%), e l’Emilia all’80%, anche se ha perso il 7% rispetto all’anno precedente.

Interventi sulla prostata: tempi di attesa insoddisfacenti

Per quanto riguarda gli interventi oncologici alla prostata, i dati sono preoccupanti, con solo il 50% degli interventi eseguiti entro 30 giorni. Tra il 2021 e il 2022, si è verificato un peggioramento del 4%. A livello regionale, Campania, Emilia-Romagna e Lazio stanno tutte intorno al 44%, tutte in calo rispetto all’anno precedente. Il Veneto è notevolmente al di sopra della media con l’84%, ma è comunque in calo del 3%. La Lombardia è al 69% ma ha visto una crescita significativa (+35%), mentre la Toscana è scesa del 6% al 57%. Il Friuli si trova al 24% (-25%), e la Liguria è al 33% (+10%).

Interventi per il cancro alla mammella: una situazione migliore ma variabile

Per il cancro alla mammella, il tumore più comune tra le donne, la risposta entro 30 giorni è stata del 74% a livello nazionale nel 2022, leggermente superiore rispetto al 2021 ma comunque in miglioramento. Il Friuli è sotto la media con il 66%, in lieve calo. Il Lazio è al 65% e scende del 2%, la Liguria al 54%, e il Piemonte al 60%. Il Veneto è in una posizione eccellente con il 95%, ma anche la Toscana con l’88% (sebbene in lieve calo), la Lombardia con l’85% (e un aumento del 14% rispetto al 2021) presentano dati incoraggianti. Fanalino di coda è la Sardegna, con appena il 30% dei tumori alla mammella operati entro 30 giorni (rispetto al 34% dell’anno precedente).

Fonte: repubblica.it