Addio lunghe liste d’attesa


15 mesi per una cataratta. 13 mesi per una visita psichiatrica o per una risonanza magnetica. 12 mesi per una TAC o una mammografia. Questi sono soltanto alcuni dei tempi d’attesa che un cittadino italiano deve attendere per poter ricevere la prestazione dal Servizio Sanitario Nazionale. Spesso, alcune operazioni o esami diagnostici sono dei veri salvavita, ma se non si riesce a ricevere in tempo la prestazione sanitaria, il valore della diagnosi preventiva può, perfino, essere vano. Come se le malattie e i problemi potessero attendere anche oltre 1 anno.

 

Il quadro è ancora peggiore se si pensa che pagando e, quindi, eseguendo l’esame o l’operazione privatamente, i tempi d’attesa si accorciano anche di dieci volte. Ma non tutti possono permetterselo.

 

Senza poi considerare il divario tra Nord e Sud: al Nord i tempi d’attesa previsti dalla legge vengono rispettati nel 90% dei casi, mentre al Sud solo nel 50% dei casi vengono rispettati i tempi d’attesa.

 

In alcuni casi, addirittura, i pazienti decidono di rinunciare alle visite o agli accertamenti specialistici per problemi legati alle liste d’attesa. Si parla di ben 2 milioni di persone, in particolare anziani, ma anche persone tra i 45 e 64 anni.

 

Lo scenario che è stato appena descritto non è certo dei più incoraggianti: liste d’attesa interminabili e costi troppo alti. Ecco che, il SSN diventa sempre più inaccessibile, restringendo la platea dei pazienti assistiti. Un cittadino su 3 non riesce ad usufruire dei servizi della sanità pubblica italiana.

 

Per poter ricevere un trattamento sanitario entro i termini ragionevoli previsti, molti cittadini sono costretti a rivolgersi a cliniche private o, in alcuni casi, all'estero.

Per ovviare e risolvere il problema dei tempi d’attesa, l’UE è intervenuta con la Direttiva 2011/24/UE, che permette ai cittadini dell’UE di farsi curare anche in altri Stati membri dell’Unione.

 

È importante dare ai pazienti il diritto di poter eseguire le cure sanitarie di cui hanno bisogno in un altro Stato membro dell’UE.

La Direttiva rappresenta un’occasione importante per facilitare la mobilità e l’accesso a servizi sicuri e di qualità in ambito europeo ma anche per riorganizzare le prestazioni sanitarie nel nostro Paese.

L’obiettivo che tale Direttiva intende perseguire è quello di facilitare la mobilità degli individui- pazienti dell’UE nell'acceso ai servizi sanitari di tutti gli Stati membri.