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31 May 2023

Sanità italiana in crisi profonda

Sanità italiana in crisi profonda

Tra bilanci in rosso, liste d’attesa e cure non garantite

La situazione della sanità italiana è caratterizzata da una profonda crisi, evidenziata da bilanci in rosso, liste d’attesa lunghe e cure non garantite. Quindici Regioni presentano bilanci in deficit, mentre in sette Regioni i livelli essenziali di assistenza (LEA), ossia le cure che il Servizio sanitario nazionale (SSN) deve garantire ai cittadini, sono insufficienti. Inoltre, i fondi stanziati oltre due anni fa per affrontare le liste d’attesa, pari a 500 milioni di euro, sono stati spesi solo al 70%, ritardando così il recupero di ricoveri, screening e visite saltati a causa della pandemia.

“Non è solo un problema di fondi”

La crisi della sanità italiana non riguarda solamente la disponibilità di risorse finanziarie. Leggendo i dati forniti dalla Corte dei Conti, si comprende che l’aggiunta di fondi non è sufficiente, come dimostrato dal mancato utilizzo dei finanziamenti destinati alle liste d’attesa. Tonino Aceti, presidente di Salutequità, avverte che in alcune Regioni esiste un grave problema di competenze. Pertanto, è necessario un ruolo centrale più forte del ministero nella guida delle Regioni in difficoltà. Aceti ritiene che anche il ruolo dell’Agenas debba essere potenziato. Inoltre, secondo Aceti, le criticità riguardanti i bilanci e il rispetto dei LEA coinvolgono molte Regioni a statuto speciale, motivo per cui è necessario condurre ulteriori indagini prima di procedere con l’autonomia differenziata.

Bilanci in rosso in 15 Regioni

La situazione finanziaria della sanità peggiora di anno in anno. Se nel 2020 il deficit complessivo ammontava a 800 milioni di euro, nel 2021 è salito a 1,025 miliardi di euro e nel 2022 ha raggiunto 1,469 miliardi di euro. Questo rosso in netto peggioramento è la differenza tra le entrate previste dallo Stato per coprire i LEA e le spese sostenute per l’assistenza sanitaria, come evidenziato dalla Corte dei Conti. Quindici Regioni presentano bilanci in deficit per il 2022, con differenze significative che vanno da -0,1 milioni di euro in Abruzzo a -247 milioni di euro in Sicilia. Ciò costringe le Regioni ad adottare manovre di bilancio per reindirizzare risorse aggiuntive al settore al fine di garantire l’equilibrio dei conti. Questo fenomeno è diffuso in tutto il Paese, ma colpisce in misura maggiore le Regioni a statuto ordinario del Centro Nord, che passano da un avanzo di 40 milioni di euro nel 2021 a un deficit di circa 178 milioni di euro nel 2022. Piemonte, Liguria ed Emilia presentano un disavanzo di 186 milioni di euro. Il disavanzo delle regioni del Centro cresce di 150 milioni di euro, con il Lazio che registra il peggioramento più significativo. Sorprendentemente, le Regioni del Sud presentano complessivamente il risultato migliore, in particolare la Calabria, beneficiando dell’effetto positivo sulla gestione finanziaria dovuto al fatto che i pazienti calabresi si sono spostati meno verso le Regioni del Nord durante il blocco della mobilità sanitaria. Le regioni a statuto speciale, in particolare quelle del Nord, registrano un aumento delle perdite del 7%, mentre è la regione Sicilia che presenta il peggioramento più significativo, passando da 179 milioni di euro nel 2021 a 376,2 milioni di euro nel 2022.

Sulle cure, sette Regioni sono insufficienti

Il rapporto della Corte dei Conti sulla finanza pubblica riporta anche dati ancora provvisori relativi al 2021 riguardanti il rispetto dei livelli essenziali di assistenza in tutte le Regioni, suddivisi in tre macro-aree: ospedale, territorio e prevenzione. Il rispetto dei LEA viene valutato in base a una vasta gamma di indicatori, secondo la metodologia del nuovo Sistema di Garanzia. Secondo la Corte dei Conti, le prestazioni sanitarie mostrano un miglioramento generale rispetto all’anno precedente, con 14 Regioni che raggiungono la sufficienza in ciascuna area di assistenza, rispetto alle 11 del 2020 ma meno delle 15 del 2019. Tuttavia, permangono criticità, soprattutto nelle regioni meridionali. Pertanto, sette Regioni non garantiscono adeguatamente le cure in almeno una delle tre macro-aree: Calabria e Valle d’Aosta sono insufficienti in tutte e tre le aree (ospedale, territorio e prevenzione), la Sardegna in due (territorio e ospedale), Sicilia e Bolzano non superano il test nella prevenzione, mentre il Molise presenta criticità nell’assistenza ospedaliera e la Campania nell’assistenza territoriale.

I ritardi sulle liste d’attesa

Già alla fine del 2020 erano stati stanziati 500 milioni di euro per recuperare le prestazioni saltate a causa del Covid-19. Tuttavia, a fine marzo dello scorso anno, di quella somma stanziata oltre due anni fa, rimanevano ancora da spendere 152 milioni di euro. In pratica, solo il 69% dei fondi destinati a colmare il vuoto delle cure perse durante la pandemia è stato utilizzato, con significative disparità tra le diverse aree del Paese: il Nord ha speso il 92%, il Centro il 57% e il Sud solo il 41%. Di conseguenza, l’obiettivo di recuperare i ricoveri ospedalieri è stato raggiunto solo al 66% a livello nazionale (72% nel Nord, 78% nel Centro e 40% nel Sud), mentre per gli screening fondamentali per la prevenzione, l’obiettivo di recupero è stato raggiunto solo al 33% (44% nel Nord, 28% nel Centro e 12% nel Sud). Questi ritardi sulle liste d’attesa si sommano alle già lunghe attese preesistenti alla pandemia, aggravando ulteriormente la situazione per i pazienti che necessitano di cure urgenti.

La crisi nella sanità italiana richiede una seria azione da parte delle istituzioni per affrontare le carenze strutturali e finanziarie. È necessario un intervento immediato per garantire il diritto alle cure a tutti i cittadini e per ripristinare un sistema sanitario efficiente ed equo.

Fonte: ilsole24ore